martedì 20 ottobre 2009

Origin of the the wire coat hanger


the invention of the wire coat hanger is attributed to
albert j parkhouse in 1903.
albert worked for a company in jackson named
timberlake & sons.
john b. timberlake had managed to collect several dozen
enterprising inventor-type employees such as albert,
who made wire novelties, lampshades, and other ubiquitous
devices for their customer clients.

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in response to co-workers’ complaints of too few coat hooks,
and in a burst of inventive inspiration, albert j parkhouse bent
a piece of wire into two ovals with the ends twisted together
to form a hook.
then he grabbed some wire and twisted it around so that
it fit inside the shoulders of his coat. he bent another wire to
curl in the center, allowed him to hang the coat practically
anywhere he wanted.
he continued to refine the idea over the next few weeks
and soon, all the other employees started using copies
provided by albert.

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parkhouse patented his invention, but it is not known if he
profited from it.
timberlake's lawyer, charles l. patterson applied for the patent
on january 25, 1904, and U.S. patent # 822,981
was granted and assigned to john b. timberlake.
(patterson put his own name on the line that asked for
'name of inventor.')
a second patent, 877,726, was granted to timberlake's son in
1907, for a more elaborate hanger which he termed a 'shirt drier.'

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between 1900 and 1906, over 189 different patents were granted
on different versions of 'garment-hangers' worldwide.
steel wire has been used to shape the hanging garments,
sometimes combined with wood, fabric, or sheet metal,
for better or for worse, the functions changing with the
requirements of every era's clothing styles.
let's here examine some of the beautiful shapes and forms.

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victorian women's skirts and bustles received great care by
hanger inventors and manufacturers, with adjustable hangers often
using spring systems to hold the waistbands and allow the
skirts to retain pleats and folds. these hangers often took the
shape of flying birds and are referred to as eagle wing hangers.

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moving further into the twentieth century, wire manufacturers
were producing hundreds of styles of hangers meant to shape
and contour.
spring coiled wire gave dimension to some, while extra hooks
allowed belts and other accoutrements to hang from others.
travel hangers collapsed, folded, and telescoped with ease.
not to be outdone, tailors and clothing merchants advertised
their businesses on specialty hangers.

http://www.designboom.com/history/wirehangers.html

martedì 13 ottobre 2009

L'arredamento modulare: Le Corbusier

Il livello di integrazione tra architettura e arredamento, ottenuto con gli armadi a muro, è in qualche caso molto elevato perché assorbe nelle nicchie, costituite dalle pareti, la maggior parte degli arredi.

Ne è un esempio la casa bifamiliare di Le Corbusier al quartiere Weissenhof di Stoccarda, del 1927.





I muri interni formano spalle, ortogonali alla facciata, di circa due metri, pari alla larghezza di un letto. La particolarità di questi divisori, che danno luogo ad armadi a muro anomali, non essendoci fondale in muratura tra i due fronti, è di avere un piano murario orizzontale cheforma due vani: l'inferiore, in cui si infila il letto durante il giorno, e il superiore, che è il contenitore vero e proprio apribile sui due lati. Ne risulta uno spazio libero e unitario durante il giorno, divisibile di notte in varie camere da letto che si ottengono con l'estrazione dei letti e l'uso di ante scorrevoli di chiusura.

L'idea di configurare come arredi fissi in muratura di laterizio o in cemento armato alcuni arredi tradizionalmente mobili è più volte ripresa, e anche chiaramente formulata da Le Corbusier :
"Disegno soffitto e pavimento di un piano: divido l'altezza, per esempio in quattro parti, per mezzo di tre lastre di cemento armato, dello spessore di qualche centimetro, e che vanno da un muro all'altro, oppure che si fermano a metà del vano. Posso murare delle tavelle sia su un lato che sull'altro delle mie lastre, a seconda delle necessità. Dei piccoli profliati a U, sistemati sul lato superiore ed inferiore di ogni lastra, allogeranno dei pannelli scorrevoli di lamiera di acciaio, di alluminio, di cristallo, di legno o di marmo. Ecco costruite delle magnifiche pareti-armadio, e anche qui potremmo sistemare gli scomparti interni di cui si è già detto". (LC, 1929)

La prima presentazione di mobili di Le Corbusier fu all'"Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes" a Parigi nel 1925, nel suo "Pavillon de l'Esprit Nouveau".

Le Corbusier presentò una casa da lui considerata come parte di una macchina da abitare: esternamente un cubo rigido con grandi superfici di vetro a forme geometriche ed una terrazza ricavata internamente alla figura stessa, all'interno un salone aperto con una galleria adibita a stanza da letto.

Il locale veniva suddiviso solo da contenitori modulari componibili, i "casiers standard" creati da Le Corbusier, collocati liberamente nella stanza. Sono contenitori componibili, intercambiabili, accostabili in altezza e lunghezza, adatti per arredare spazi domestici e di lavoro. Questi possono essere incorporati ai muri, appoggiati ad essi o servire da elementi divisori fra un ambiente e l'altro.


Invece di "mobili", parola che per il Maestro suonava come "qualcosa di vago e trascurato", Le Corbusier parlò di "équipement", cioè di equipaggiamento. Equipaggiamento significa sistemare, secondo le esigenze domestiche, i diversi elementi necessari, tramite una chiara analisi del loro compito. Gli armadi modulari sostituiscono gli innumerevoli mobili: gli armadi per i vestiti, per tutti i tipi di biancheria, per le stoviglie, per i bicchieri, per gli oggetti d'arte e per i libri. Non sono più in legno ma in metallo, e vengono realizzati nelle fabbriche che finora hanno prodotto solo mobili d'ufficio. Essi costituiscono l'intero équipement di una casa e lasciano il massimo spazio libero nelle stanza.

Le nuove costruzioni in acciaio e cemento armato, svincolate dalle ingombranti murature portanti, possono accogliere i nuovi casiers standard come gli unici elementi divisori a conformare lo spazio di ogni ambiente.

Armadi a muro e nicchie a giorno

Si tratta di contenitori fissi, ubicati prevalentemente nei disimpegni e nella zona notte, alloggiati in nicchie murarie formate dalle pareti divisorie interne.

Queste nicchie hano varia profondità secondo l'uso cui sono destinate: dai 25-30 cm sufficienti er scaffalature a giorno, ai 40- 50 cm per il contenimento di stovigli, ai 60 cm utili per il guardaroba.
Nella maggior parte dei casi esse integrano i soli contenitori, ma in alcuni esempi assolvono altre funzioni, come l'accoglimento di elementi di seduta.

Gli armadi a muro risultano i dispositivi di integrazione più diffusi in assoluto in campo abitativo.
Sono stati impiegati con particolare attenzione nelle esperienze di matrice razionalista in cui gli architetti hanno cercato di organizzare in modo funzionale e compatto soprattutto i grossi contenitori.
Così negli anni Venti se ne è studiato l'impiego soprattutto in Germania e Austria, dove più forti sono stati gli studi sulla razionalizzazione dell'alloggio di tipo economico.

Un uso frequente lo troviamo ancora negli anni Settanta, in relazione sia al rinnovato interesse per il problema dell'abitazione economica di massa, sia alle crescenti richieste di maggiore qualità dell'abitare.

I divisori interni come elementi di attrezzatura degli spazi

Il campo di integrazione fra architettura e arredamento maggiormente diffuso e che presenta la maggiore varietà di dispositivi di integrazione riguarda le cosiddette "frontiere interne" dell'abitazione. Sono in esso raggruppati tutti quegli elementi edilizi, non portanti, che per la loro forma e posizione assolvono la duplice funzione di separare gli ambienti o schermare una parte e inglobare elementi d'arredo o impiantistici.
Derivato dal passato ma interpretato in forme nuove dall'architettura moderna, è generalmente presente fin dagli anni Venti, ma si diffonde in modo significativo soprattutto negli anni Sessanta e Settanta.

Molti di questi dispositivi riguardano la funzione del contenere ( indumenti, oggetti d'uso quotidiano, libri, ecc. ) che viene organizzato in modo compatto e ordinato eliminando alcuni o tutti gli armadi , che tradizionalmente si appoggiano alle pareti in modo più o meno frammentario e disorganico.

A volte i muri divisori sono sostituiti da "pareti attrezzate" cioé da sistemi di contenitori componibili e installabili caso per caso con opportuni sistemi di adattamento ai vani murari dati, con cui i progettisti hanno inteso ottimizzare le capacità di contenimento e insieme abbassare i costi edilizi (il muro divisorio non viene edificato) dando anche un potenziale di flessibilità nel tempo all'articolazione spaziale dell'alloggio.

La flessibilità d'uso, in generale fra zone giorno e notte, è invece ottenuta mediante pannelli scorrevoli, tende o altri dispositivi analoghi che consentono di suddividere uno spazio fluido e aperto, oppure separano nicchie con funzioni particolari ritagliate in un ambiente.

L'arredo nella cultura asiatica

Nella cultura asiatica l'abitazione tradizionale vive di un senso della natura che esalta il rapporto di continuità, figurale e materico, fra interno ed esterno, e nello stesso tempo si avvale di una pluralità di dispositivi funzionali e rituali ( dai divisori scorrevoli, all'uso flessibile degli spazi, alle vasche o ai focolari incassati nel pavimento, agli ampi contenitori a parete in cui raccogliere i materassi durante il giorno).

Lo spazio, di uso flessibile per il giorno e la notte, è modulato su una stuoia di paglia (tatami), con armadi e vani a muro e a pavimento dove riporre i pochi oggetti di arredo.

Alla struttura portante lineare in legno, non modificabile, si aggiungono componenti mutevoli nel tempo (pareti, infissi, divisori scorrevoli, ante e armadi a muro). Il sistema degli elementi spaziali e costruttivi è standardizzato fino al punto che al carpentiere, per il suo lavoro, è sufficiente la pianta indicante la posizione dei pilastri, la natura delle suddivisioni, i simboli cifrati relativi alle connessioni tra le mambrature.

lunedì 12 ottobre 2009

Il tema della casa: spazi privati e pubblici

La divisione all’interno della casa, tra spazi considerati “intimi” o privati e spazi “pubblici”, adatti ad accogliere ospiti, è una lunga storia che va dall'antichità fino ai giorni nostri.

Sono già presenti nella casa romana armadi a muro e nicchie, sia pur di dimensioni ridotte, e piccoli ambienti di servizio, come dispense, guardaroba, deposito, di accesso esclusivamente privato.

Nella casa medievale e rinascimentale; si cominciano a delineare zone della casa riservate a particolari usi e abitudini.
Il letto, spesso in nicchia, è reso intimo tramite velari e cortine che vanno dalle semplici tende ad anelli su aste di legno del medioevo, ai più sfarzosi baldacchini dei letti da parata dell'età barocca.
Il senso dello spazio libero da oggetti, proprio di quest'epoca, che suggerisce di concentrare e perfino nascondere in piccoli vani di servizio diversi tipi di oggetti di servizio, si evolve sensibilmente nelle dimore private del Settecento per nuovi valori di intimità e di confort che richiedono nuovi dispositivi spaziali e di arredo che si disperderranno negli spazi pieni di immobili e di soprammobili del secondo Ottocento.

Gli stessi precursori e le avanguardie artistiche del Movimento Moderno ripresero con nuovi mezzi espressivi il tema dell'arredo incorporato a vari livelli nell'architettura, in particolare nelle cosiddette nicchie attrezzate, ad esempio nei progetti di Mackintosh, o negli arredi futuristi di Balla.





In seguito, un riduttivo funzionalismo fece tabula rasa di ogni articolazione volumetrico- spaziale e decorazione di interni, e il progetto degli oggetti superò nuovamente il vincolo di un rapporto stretto con lo spazio cui erano destinati a vantaggio di una loro vita autonoma e indipendente da un preciso contesto.



Si arrivà dunque agli eccessi dei macro oggetti polifunzionali che hanno caratterizzato il design della fine degli anni Sessanta.