Si tratta di contenitori fissi, ubicati prevalentemente nei disimpegni e nella zona notte, alloggiati in nicchie murarie formate dalle pareti divisorie interne.
Queste nicchie hano varia profondità secondo l'uso cui sono destinate: dai 25-30 cm sufficienti er scaffalature a giorno, ai 40- 50 cm per il contenimento di stovigli, ai 60 cm utili per il guardaroba.
Nella maggior parte dei casi esse integrano i soli contenitori, ma in alcuni esempi assolvono altre funzioni, come l'accoglimento di elementi di seduta.
Gli armadi a muro risultano i dispositivi di integrazione più diffusi in assoluto in campo abitativo.
Sono stati impiegati con particolare attenzione nelle esperienze di matrice razionalista in cui gli architetti hanno cercato di organizzare in modo funzionale e compatto soprattutto i grossi contenitori.
Così negli anni Venti se ne è studiato l'impiego soprattutto in Germania e Austria, dove più forti sono stati gli studi sulla razionalizzazione dell'alloggio di tipo economico.
Un uso frequente lo troviamo ancora negli anni Settanta, in relazione sia al rinnovato interesse per il problema dell'abitazione economica di massa, sia alle crescenti richieste di maggiore qualità dell'abitare.
martedì 13 ottobre 2009
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